L’11 giugno del 2011 ho compiuto 37 anni. Nel giorno del compleanno solitamente le persone si guardano indietro, cercando di capire cosa hanno costruito, oppure guardano avanti per immaginare cosa costruiranno nel futuro. Io sento di appartenere alla seconda categoria. E’ chiaro che, sentendo cosa mormora generalmente la gente normale, un uomo “alla mia età” – come canta Tiziano Ferro – avrebbe dovuto già avere una famiglia, dei figli per esempio. Tuttavia non c’è nulla dentro di me che, purtroppo per la gente normale, mi fa sentire in ritardo in qualsiasi progetto esistenziale io affronti. Colui che è sognatore per definizione, mai smette di immaginare il meglio, mai abbandona il sogno di realizzare i propri progetti. Mi capita talvolta di far confusione, di commettere errori che potrei evitare con la mia esperienza, ciononostante mi sento fiero di far parte di quella seconda categoria che nel giorno del compleanno non si gira indietro ma scruta un orizzonte nuovo e fulgido. Ora penso ad esempio al progetto di realizzare a breve sul mio sito un corso avanzato per una promozione vincente, un corso che non troverai in nessun libro e nessun sito, in cui tu avrai a disposizione degli strumenti conoscitivi così potenti, che potranno veramente far fare il salto di qualità al tuo libro, sempre che il tuo libro sia di qualità e sia leggibile, sempre che tu svolga con costanza, determinazione e metodo la promozione. Non illudiamoci, guardiamo avanti, sì, guardiamo avanti, non voltiamoci indietro… non voltiamoci…
Scrivere da subito per scrivere sempre
Mi è sempre piaciuto scrivere. Iniziai prematuramente a scrivere poco dopo aver compiuto i 4 anni, quando già leggevo i fumetti di Topolino. Ebbi in quell’epoca una maestra straordinaria: mia madre. Tanto è vero che iniziai la scuola elementare a 6 anni saltando di netto la prima elementare. Entrai direttamente in seconda dopo un esame di ammissione durato pochi minuti. Mia cugina fu il mio sponsor per l’esame. Lei ha un anno più di me; era quindi in prima elementare e disse alla sua maestra di avere un cugino di 5 anni che era più bravo a scrivere e leggere di tutti i suoi compagni. Allora la direttrice della scuola, stimolata dalla maestra di mia cugina, mi convocò per un test a fine anno. Devo ammettere che non ho una memoria strepitosa e quindi tanti ricordi li ho persi nel nulla, tuttavia quel giorno lo ricordo come se fosse ora. La direttrice mi chiamò al suo fianco, sulla cattedra, e mi consegnò un gessetto che tenni in mano per la prima volta in vita mia, chiedendomi quale fosse il verso giusto in cui impugnarlo. Mio padre (grandissimo!) stava in classe ad assistere alla prova. La direttrice allora mi disse di scrivere la parola “casa”. Io la guardai pensando stesse scherzando. Mi voltai quindi verso mio padre che mi fece il gesto di scrivere. E io scrissi:
La mia casa è bianca e ci vivo con Lessi il mio cane che mi ascolta.
A 5 anni stavo onestamente molto avanti: ero partito alla grande! Peccato che poi mi sono perso per strada ;-)
Che cosa rappresenta la scrittura per un essere umano?
Nei miei ritagli di tempo, tra le attività che siamo spontaneamente costretti ad affrontare tutti i giorni, mi sono spesso paralizzato di fronte a una tastiera e a un monitor. La paralisi è stata analisi, dolore, viaggio e terapia. Stupore fu quando scoprì che l’esperienza paralizzante, che inizialmente pensavo fosse prevalentemente esclusiva, è in Italia un fenomeno di massa. Italia: paese di scrittori, navigatori e tanti di quei truffatori che nemmeno te lo immagini. Sono infatti tantissime le persone che amano inventare per sprofondare nella creazione prosaica o poetica. Il sogno. Alla base c’è solo Il Sogno. Farsi leggere magari per diventare immortali. Per fuggire dalle paure che ci corrodono quotidianamente il cervello. Per guadagnare vivendo con la scrittura: vita sacra allo stato puro.
La prima volta che ho condiviso i miei scritti, rimasti sigillati per oltre dieci anni, ho ricevuto interesse e, a sorpresa, reciproca condivisione. Cioè la persona alla quale ho consegnato i miei romanzetti sciancati, puntualmente mi diceva che anche lei, nel suo cassetto ammuffito, aveva il suo racconto, le sue poesie o addirittura il suo romanzo di 900 pagine (Matteo, stacanovista). Allora dentro di me cresceva con forza la domanda:
“Che cosa rappresenta la scrittura per un essere umano?”.
Il significato ancorato a questa questione era evidentemente diverso da quanto ipotizzavo mentre cercavo di far crescere i miei embrioni letterari. E poi mi chiedevo sempre con più insistenza:
“Come si potrebbe far leggere una propria opera al maggior numero possibile di persone?”
Perché più desideravo essere ascoltato perché volevo che i miei scritti fossero letti e valutati, e più dovevo ascoltare le speculari proposte di lettura e valutazione dei miei potenziali lettori. Le persone scrivono, tracciano le loro inquietudini, sparano parole dentro le memorie dei pc come se tutto ciò fosse un bisogno inamovibile. Prima o poi ci sbatti la faccia, ho iniziato a pensare. Se non l’hai ancora fatto, è probabile che ti capiterà. Se non l’hai sognato, vedrai che quel sogno prima o poi ti incatenerà a una sedia e a un computer.
L’avvento del web ha creato un nuovo modo di scrivere
Poi arrivò internet. Studiavo ingegneria, seconda metà degli anni 90. Il sito internet personale era come uno status symbol. Nel mio cantiere privato (nel periodo universitario mi inventavo qualsiasi cosa pur di buttare al vento il mio tempo che avrei dovuto dedicare principalmente allo studio) avevo già prodotto una decina di racconti e due romanzi:
- il primo romanzo riguardava la storia di uno studente universitario che cercava la donna della propria vita senza capirci un c… né della vita né delle donne (“Identità perduta” è il titolo di questa opera memorabile)
- il secondo romanzo è la storia di un ciclista che si drogava per vincere insignificanti gare di ciclismo (“Emoglobina a 18” è invece il titolo di questo romanzo fantasmagorico)
Roba che non si leggeva nemmeno sotto minaccia di morte.
Shakespare usava migliaia di parole diverse nei suoi libri
Usavo termini ampollosi, strambi. Avevo letto da qualche parte che Shakespare adottò nelle sue opere una vastissima gamma di termini, e allora ricercavo le parole meno usate sul dizionario perché sentivo che dovevo inserirle nei miei racconti. Questi scritti erano per me una sorta di esperimenti linguistici: prendevo le parole che mi piacevano e intorno ci costruivo la frase, a volte anche la storia. La parola ricercata, il suono poco comune della stessa, la riflessione più lunga del solito per carpire il senso della frase troppo elaborata, erano affaticamenti mentali che mi facevano sentire all’interno di un percorso che dovevo per forza seguire. Perché mi faceva star bene scrivere in quel modo. Non so perché questo accadeva ma lo sentivo e ciò era più forte di ogni dogma.
Tuttavia sempre più assiduamente frequentavo internet e nella rete sempre più numerosi erano i siti di gente che pubblicava scritti online. Scoprii che i siti che avevano più frequentatori erano quelli che adottavano un semplice linguaggio e contenuti strutturati all’interno della pagina. A quei tempi (in cui si guadagnavano soldi pazzi con le bolle speculative delle aziende web) si iniziava pure a parlare di ebook; si diceva che il libro cartaceo a breve sarebbe scomparso perché soppiantato dai formati digitali consultabili su dispositivi appositi.
Le immagini che ci bombardano tutti i giorni cambiano i requisiti narrativi
Dopo la frase su come scriveva Shakespare, un’altra considerazione (che non ricordo onestamente dove e da chi l’ascoltai) cambiò radicalmente il mio modo di scrivere. Nel mio cervello influenzabile come un budino preso a forchettate, parcheggiò la tesi che nella nostra epoca siamo bombardati ogni ora da immagini sui giornali, alla TV, nelle pubblicità, al cinema, su internet… tutto ciò influenza un lettore di romanzi, nel senso che il lettore le scene della storia che sta leggendo se le crea nella mente al volo, perché le ha già viste ad esempio in un film, non ha quindi bisogno di descrizioni approfondite nel testo, ha bisogno solo di sapere qual è il fatto e scorrere gli eventi, come se fossero contenuti per internet, strutturati e linguisticamente facili da digerire. Ecco, così capì d’un tratto che tutto quello che avevo scritto precedentemente, non poteva essere mai pubblicato, in quanto illeggibile agli albori del ventesimo secolo.
Quindi abbandonai saggiamente l’idea di scrivere. Ma nella mia mente rimase sempre accesa una spia che illuminava la solita duplice domanda:
“Che cosa rappresenta la scrittura per un essere umano? E come potrebbe tale essere far leggere i propri scritti al pubblico più vasto possibile?”.
Perché scoprivo online valanghe di scrittori, mi aggiravo per librerie con occhi nuovi, vedendo ciò che prima non notavo, capendo che il numero degli scrittori pubblicati è praticamente superiore a quello dei potenziali lettori. Incredibile. Impossibile. Eppure è così.
Quindi affrontare il mercato dell’editoria per uno scrittore esordiente o navigato, significa realisticamente addentrarsi in un’impresa dove fare dei numeri consistenti è statisticamente probabile quanto fare un cinque più uno al superenalotto.
L’agosto magiaro riaccese la luce
Arrivò poi l’agosto del 2007, quando con alcuni miei amici decisi di fare una vacanza in Ungheria. Quando tornai dalla vacanza, mi accorsi subito che in me si era riaccesa di nuovo la tentazione di scrivere, una tentazione così forte alla quale non ho resistito. In un anno scrissi quindi un romanzo di circa 300 pagine basato su un viaggio estivo di un gruppo di trentenni in Ungheria. I protagonisti della storia si perderanno poi tra i vizi e le debolezze più malsane. Il linguaggio che adottai fu più snello di quello dei precedenti romanzi, le descrizioni quasi inesistenti, solo fatti, dettagli, ritmo e la storia. Scoprì poi cosa è fondamentale quando si scrive un romanzo: tagliare, tagliare e tagliare ancora. Il romanzo, dopo una votazione fatta da alcuni miei amici, fu deciso di chiamarlo “Apologia del piano B“. Scrissi questo libro principalmente per loro, per i miei amici, come se fosse un regalo da conservare per ricordare negli anni futuri la nostra amicizia. E i miei amici lo lessero, e dopo di ciò mi accorsi che il romanzo era leggibile. Scorreva. Anzi i miei amici mi dissero che l’avevano divorato. Dentro di me sapevo che quando leggi una storia dove ci sono tratti di persone che conosci, come l’autore stesso, è normale che l’interesse suscitato dalla storia ha un livello aggiuntivo e quindi la velocità di lettura aumenta. Feci quindi altri test facendo leggere il romanzo a una decina di sconosciuti pescati nelle chat del web. Questi test non generarono sensazionali riscontri ma furono complessivamente positivi. Mi decisi allora che, a differenza di quanto non provai a fare nel passato, con “Apologia del piano B”, era il caso di tentare a pubblicare il romanzo con un casa editrice che me lo avrebbe così distribuito in giro per l’Italia. Tuttavia non avevo la benché minima idea di come fare per trovare una casa editrice.
Il marketing più potente si basa sulle storie
Ecco la lezione di marketing di oggi che presuntuosamente voglio insegnarti. Ho esordito dicendo che sono uno che guarda avanti e poi ti ho raccontato il mio passato. Eppure, nonostante questa contraddizione, nonostante la lunghezza esorbitante di questo post, tu stai leggendo velocemente tutto. Ma, senza tanti giri di parole, non sei nel mio sito per capire come vendere più copie del tuo libro? Eppure stai leggendo da qualche minuto questo post senza che io ho minimamente sfiorato il tema che ti interessa. E su internet ciò capita molto di rado, perché internet ti offre mille alternative che tu puoi raggiungere con un solo click quando ad esempio un post non tratta le informazioni che stai cercando.
Tu sei ancora qua a leggermi perché io ti ho raccontato una storia. La mia storia.
Non c’è niente di più magnetico di sentirsi raccontare una storia. Gli esseri umani amano sentirsi raccontare le storie e sono alla continua ricerca di storie. Gli esseri umani per vivere hanno bisogno di cibo, acqua, riprodursi e sentirsi raccontare storie.
Su “109 Segreti per promuovere alla grande il tuo libro” ti ho spiegato come la capacità più importante per promuoversi online sia saper scrivere. Saper scriver con lo scopo di farsi leggere, di far rimanere più tempo i lettori sulle nostre pagine web. Quando allora scrivi per il tuo blog, comunichi con i tuoi lettori tramite email, sui social network, ogni tanto racconta la tua storia.
Le lettere di vendita su internet dei best seller (soprattutto negli USA e da poco con sempre maggiore presenza anche in Italia) hanno una struttura che ho già definito su “109 Segreti per promuovere alla grande il tuo libro” in cui ci sono delle sezioni specifiche, in una sequenza specifica che innescano dei meccanismi psicologici che sono comuni a ogni persona, e che attribuiscono a queste pagine di vendita dei tassi di conversione commerciale altissimi. Una di queste sezioni che rendono queste pagine dei micidiali strumenti di marketing, è proprio quella in cui si racconta una storia. Magari è la storia dell’autore che è riuscito a risolvere la propria obesità con delle tecniche che sono descritte nel manuale per dimagrire che sta proponendo, oppure che ha vissuto un’infanzia difficile che nel romanzo che ti sta vendendo gli permette di avere una chiave interpretativa forte di alcuni comportamenti umani, oppure che ha studiato per venti anni la storia ellenica e ti propone un saggio proprio sulla cultura greca, oppure…
La tua storia come può essere usata per promuovere il tuo libro?
Certo ti sto esponendo in questo post un argomento che richiederebbe un libro intero per essere descritto, da un punto di vista del marketing, con esaustiva chiarezza e un accettabile numero di casi studio. Tuttavia spero che sia riuscito a farti riflettere a sufficienza e mi piacerebbe, con un tuo commento in questo post, conoscere qual è il sapore che ti ha lasciato la mia storia. Inoltre sarei felice di sapere, con un tuo commento in questo post, se hai mai usato la tua storia per promuovere il tuo libro, e nel caso ciò è accaduto, in che modo. Ti ringrazio del tuo tempo.
Tutto giusto, per cui se volete sapere qualcosina di più su di me e avete già letto l’intervista 39, posso suggerirvi quest’altra
http://guide.supereva.it/greco/interventi/2009/01/intervista-ad-alberto-majrani
poi dopo diranno che il mio ego se stà ad allarga’…
Ciao emanuele, la mia storia ricalca in parte la tua, anchio da bambino avevo la predisposizione per scrivere, facevo lunghi temi a scuola, che le maestre impazzivano .
Poi crescendo, iniziai a lavorare presto, rimanendomi sempre la passione per la lettura, di fumetti però, sin da bambino, ho collezionato tanti fumetti :
topolino,zagor,mister no,diabolik,akim, ( leggendo anche tanti di quelli zozzi ) d’altronde vengo da quella generazione lì .
Il lavoro … già ! il lavoro mi ha sviato le passioni , essendomi messo in proprio sin da giovanissimo ragazzo, mano a mano la passione per la lettura scemava, non però quella della scrittura, perchè anche lì, facevo sorprendere i clienti , per via dei miei chilometrici preventivi dettagliati .
Così, terminata la carriera di imprenditore, ho iniziato quasi per caso, quella di scrittore, avendo tante idee e progetti innovativi .
Come ad esempio, un mio brevetto per speciali diari per bambini e adolescenti, oppure scrivere la storia dei miei genitori, artisti di varietà, dove hanno lavorato con le più grandi star italiane, europee e americane, dalla strada ad Hollywood , girando noi il mondo chissà per quante volte.
A proposito , conosci un pazzo o una pazza che voglia credere e investire su di uno scrittore visionario e realista? Con circa un centinaio di storie da scrivere a quattro mani? Ciao .
Ho letto con interesse la tua storia e devo dire, come sempre, che hai ragione.
I lettori hanno bisogno di rispecchiarsi un po’ in chi scrive. Capire l’anima.
Bisogna entrare nel cuore.
Io sto tentando di seguire tutti i tuoi consigli. Ho aperto un Blog con una descrizione di me e con un libro inserito. Ho iniziato daccapo con un nuovo Nick sul famoso Social Network e parlo di me, ascolto loro. Non lo pretendo. Loro neppure pretendono troppo. E’ amicizia virtuale. Ma non per questo non é sincera, anzi. Io li vado a “cercare” pian piano, trovandoli in Pagine con passioni in comune e poi scopro che ne abbiamo tantissime. C’è un grande arricchimento personale in tutto questo.
Con quella Pagina che ho creato (Progetto Millemani- Libro Collettivo) sto mettendo tutta me stessa, e questo viene apprezzato. Si pensò che volessi qualcosa in cambio, ma ben presto tutti capirono che io volevo solo il loro divertimento, le loro critiche, la loro presenza. Sono liberi di emanare i loro sogni…
Viviamo anche di sogni. Ma è bello quando essi diventano realtà.
Ti mando un saluto. Manuela.
Ciao Ema. Mi limito a dire che questo post è stupendo, uno dei più belli tu mi abbia mai fatto leggere. La tua storia è la storia di molti. Quasi lo specchio in cui guardarsi e per cui riflettere su ciò che si è, che si è fatto, che si farà. Davanti a questa storia non c’è nessun consiglio o analisi di marketing che tenga. C’è la storia. E lei è la chiave di tutto. Come hai detto tu.
Bravo Emanuele, hai condotto un bel esperimento dal “vivo”, farci leggere la tua storia senza rispondere direttamente al quesito iniziale.
Anche io scrivo e in alcuni articoli mi è capitato di accennare alla mia biografia, ma mai l’ho usata al solo scopo di promuovere il mio libro.
Certo, il marketing ha le proprie leggi e i propri meccanismi di persuasione e credo che coloro che li conoscono bene e sanno applicarli bene possano effettivamente avere un ritorno in termini di consenso e vendite.
Ma, pur essendo consapevole di questi “trucchi”, ne provo sempre un profondo fastidio e mai vorrei utilizzarli deliberatamente. Certo, venderò poco, mi leggeranno in pochi, ma preferisco 10 lettori liberi e convinti che 100 beoti manipolati inconsciamente da meccanismi retorici. Per me è sempre una questione di qualità non di quantità. E lo stesso vale per la scrittura in sé. Lo so che se scrivessi di argomenti che tirano venderei di più che se scrivessi per argomenti un po’ particolari, diciamo così. Però uno scrittore dovrebbe scrivere ciò che ha dentro, ciò che gli deriva dalla propria esperienza e dalla propria visione del mondo… e non sempre queste sono in linea con i gusti della massa.
Il mio commento non vuole essere una critica personale, apprezzo il lavoro che stai facendo e ti auguro fortuna, ma un confronto con una voce diversa, a volte, può dare spunti di riflessione e alimentare la discussione.
Ciao appena leggo ti dico il mio parere..ma già ti ringrazio..però ti volevo dire ke ti ho mandato mail su facebook in privato la leggi e mi fai sapere qualcosa grazie mille
Ciao Emanuele.
La parola che potrebbe sintetizzare il tuo contributo di questa settimana ( indubbiamente il più “personale” fra tutti quelli che ci hai finora proposto ) è STORIA.
E’ la STORIA che ci permette, in un modo o nell’altro, di guardare indietro negli anni per cercare di imparare dai nostri errori e di pensare al futuro con la speranza di migliorare giorno per giorno.
E’ la STORIA di Emanuele Properzi e della sua innata passione per la scrittura, di cui ci hai fatto partecipi nel giorno del tuo compleanno.
E’ infine la STORIA o meglio le storie che gli scrittori amano così tanto raccontare e che i lettori amano così tanto leggere, per cercare un confronto con ciò che li circonda, ma soprattutto per avere la certezza di non essere soli a questo mondo.
Ma eri un genio da piccolo! O_O
ciao caro vecchio ema,
non mi pronuncio sull’opportunità di parlare di noi dal momento che pochi giorni fa mi sono spogliata fino all’inconscio in questo blog…
Ho piuttosto una considerazione che reputo importante. Dici di appartenere alla categoria di chi guarda avanti, ne citi una seconda, quelli che guardano indietro. Ma la terza che non consideri è secondo me la più preziosa. Il presente. Vivere nella nostalgia del passato non è costruttivo. Farlo costantemente sporti nel futuro ha l’effetto nefasto di non vivere il presente. Non ipotizzo sia il tuo caso, solo ritengo fondamentale essere sempre svegli e consapevoli dell’attimo attuale. Ora. L'”ora” può essere utilizzato a progettare, a sognare, a pianificare ma le emozioni non possono essere rimandate a quando il progetto, il sogno e la pianificazione si attuano. E’ adesso che condividiamo la vita con l’universo, è adesso che ridiamo, soffriamo, facciamo l’amore o di tutto ciò ne scriviamo. Per questo niente è oggettivo, nemmeno la storia. E’ solo l’immagine dell’ora di qualcuno protratta nel tempo.
Grazie per lo spazio e auguri retroattivi per il compleanno, ti seguo a ruota…
un abbraccio Francesca
Pensa che a me piace così tanto ascoltare le storie degli altri che ho scelto un lavoro dove la gente mi paga per raccontarmele! ;o)
Come vero, quello che dici. La gente è interessata alle storie, piuttosto dei concetti.
Auguri per il compleanno!
BRAVAAAA !!!! ELISA .
Sono totalmente d’accordo con te, anche perchè, se dovessi io, raccontare la mia storia…. diventerebbe un romanzo letterario, Ciao .
( Aaaahhh!!! la psiche umana … stiamo facendo il gioco di qualcuno…. )
Ciao Alberto, ciò che stai facendo non è gonfiare l’ego, ma promozione online, usando la tecnica del blog marketing, inserendo commenti pertinenti in post che trattano il tema per il quale il tuo commento vuol fornirne un giustificabile approfondimento.
Ti ringrazio quindi per il tuo contributo
Ciao Romy Beat, la tua storia, come la mia, credo sia comune a molti sognatori con la penna (tastiera e mouse) in mano. Che cosa intendi per storie a quattro mani?
Ciao Manuela
so che sei una delle mie lettrici più fedeli, spero propio di non deluderti. E se lavori, scrivendo e comunque leggendo tanto, cercando sempre di migliorarsi, credo che gli obiettivi si raggiungeranno.
Un abbraccio, Ema
Ciao Alessandro, grazie di cuore. Credo che il tuo complimento, da stacanovista della penna come sei (non vedo l’ora di ricevere a casa le 500 pagine di SIN), nasca anche dalla consapevolezza del lavoro che c’è dietro a un post del genere: lavoro quantitativo e lavoro da stripper, cioè di chi decide di denudarsi della propria storia. Non è stato poi così facile come sembra ;-)
Ciao Elisa, ho visitato il tuo sito (anche se il link sul tuo nome nel commento è sbagliato perchè c’è una virgola di troppo) e mi è piaciuto molto, sia per i contenuti che ad esempio per l’impaginazione.
Per chi volesse visitarlo, pubblico il link corretto e consiglio di farci un click (non lo faccio quasi mai, ma il tuo sito mi ha colpito positivamente):
http://www.appuntidielisasanacore.com/
Accolgo la tua opinione sul mio blog con grande piacere.
Il mio blog è sicuramente criticabile (le critiche non mi mancano mai come puoi verificare in vari post ;-)) e tuttavia reputo che il messaggio che il mio blog trasmette è fondamentalmente onesto, nel senso che non è equivoco. Cioè il mio sito spiega agli autori come fare un marketing librario efficace, cioè come vendere più copie del proprio libro sfruttando anche le tecniche di vendita che valgono anche per altri prodotti, che non siano ad esempio di tipo culturale. Sì: è così il mio sito, uno sfacciato dispensatore di consigli gratuiti per vendere più copie dei propri libri, sfruttando anche le tecniche persuasive che ho studiato (e verificato) a fondo.
Grazie ancora per il tuo prezioso contributo
a presto Elisa,
Emanuele
Ciao Brunella, ti confesso che le mail su Facebook non le leggo quasi mai. Sono troppe. I commenti sul blog invece li leggo sempre. Posso rispondere a un commento in ritardo, ma rispondo sempre. Ti rispondo sul blog quindi: secondo me non è assolutamente importante il numero di pagine, ciò che conta è la qualità del tuo testo e il modo in cui ti esprimi (ma perchè usi le “K” a posto di “ch”?????…. la lingua italiana è il bene più prezioso che abbiamo per trasmettere i nostri pensieri… usiamola allora, anche in questo blog che tratta di marketing, ma di marketing librario e quindi scriviamo senza Kappa! ;-)) un abbraccio, Ema
Ciao Chiara, sì da piccolo ero vermante forte, a 4 anni leggevo i fumetti della Disney grazie a mia madre. Purtroppo poi mi sono completamente perso per strada :-(
Sono proprio felice quando ci spogliamo in questo blog. Vorrei che il mio blog diventasse un Natural Village di scrittori che non si nascondono e che – come te nel commento del precedente post e anche io in questo post e soprattutto nella mia newsletter – chi vi partcipa, bruci ogni sorta di vestito.
Chi meglio di uno psicoterapeuta con spiccate doti letterarie poteva avvallare il mio post comunque imperniato su un tema delicato? Chi meglio di Antoni? Grazie per gli auguri!
Ciao Romy, quando si usa una storia per fini di marketing solitamente non intendo che si deve tracciare la propria biografia, ma una storia che funge da strumento persuasivo studiato ad hoc per il caso editoriale specifico. Sì: strumento persuasivo. So che non ti piace questo neologismo, ma come ho già risposto ad Elisa, il mio sito tratta anche di queste tecniche. Tecniche che servono per vendere. Nè più nè meno che vendere. Il mio sito non si occupa di letteratura, ma di marketing. Il marketing è quella disciplina propedeutica alla vendita. La vendita di qualsiasi prodotto scaturisce da leggi persuasive che sono valide per ogni contesto, perchè la psiche umana si fonda su dei codici comuni per ogni etnia, religione e credenza. Sin dal primo post, il mio sito è stato così. Sono arrivato a 40 (di post, 37 di anni) e continua ad essere ancora così. Non troverai quindi soprese nel mio sito, sarà coerente fino alla fine.
Ho visto i tuoi link sulla mia bacheca di Facebook, onestamente hai molto lavoro ancora da fare per la promozione dei tuoi libri. Anche se “Il Pasolista” è un libro che leggerei (Mi spediresti una copia ? ;-))
C’è un aspetto che, più di ogni altro, è deleterio per ogni autore che si autopromuove, e questo aspetto è l’essere autoreferenzlale (vedi post su MTV). Se passa questo messaggio, cioè che sei autoreferenziale, hai finito di giocarti le tue carte a livello di marketing.
Fanmmi sapere che ne pensi
un caro saluto
Emanuele
Ciao Luca
Hai centrato il bersaglio al quale ho cercato di sparare in questo post.
Grazie per la tua mira perfetta ;-)
Mi piace l’idea della “struttura analogica”… credo che prenderò vari spunti dal tuo sito.
Elisa, è un piacere anche per me confrontarmi con te.
Appena posso ti commento qualche tuo post che mi stuzzica (ne ho già visti vari),
ci riaggiorniamo a breve
So quanto non sia stato facile. Intanto per lo streap tease che hai dovuto fare e che ti rende onore. Anche perchè, come ho detto, suppongo che molte persone si rivedranno in questa tua immagine “nuda”. Spesso, leggendo qualcosa, si può avere l’idea che scrivere sia facile. Soprattutto quando si leggono autori che hanno la capacità di fornire quest’impressione. Ma sappiamo bene come non sia così. Lo sappiamo noi poveri mortali, così come lo sanno i “grandi”, che pubblicano un libro ogni due anni o giù di lì (specialmente se contiene qualità). E un post del genere non puoi averlo steso certamente in mezz’ora. Per quanto la bellezza di tale post non sia più una novità per noi affezionati, abituati leggere il tuo stile sempre corretto e chiarissimo. Magari pensando… “Com’è facile scrivere…” ;-)
Ops, sorry per la virgola.
Grazie per l’apprezzamento del mio sito. I post e l’impaginazione hanno una struttura analogica, la stessa che userei se dovessi prendere appunti su un block notes. Questo per dire non è sempre necessario seguire le regole del web (come strutturare un sito, tag, metatag, ottimizzazione della visualizzazione, ecc.).
Come spesso ripetete voi esperti di marketing in internet, un elemento importante è il contenuto. E’ su questo che punto l’attenzione, più che sull’ottimizzazione, sul marketing virale, sul social e altre “diavolerie”.
Io resto pur sempre un’umanista, un’idealista un po’ anarchica… uso gli strumenti digitali sempre con una certa diffidenza e sempre chiedendomi: dove sto andando? cosa voglio?
Non mi piacciono le pecore e i greggi, non mi piace essere pecora e non mi piace nemmeno essere pastore.
Mi immagino piuttosto appartenente a un gruppo di scettici attivi con il cervello sempre acceso, capaci di fare un ragionamento al di là dell’impeto dell’emozione.
Con te questo mi sembra possibile, forse perché sei un ingegnere e sei abituato a lavorare con i numeri e con le strutture. Mi piace questo confronto.
Ti aspetto, allora. Con piacere.
Il racconto invera la vita. Il linguaggio è un archetipo. Apparentemente tutto qui! In realtà, a differenza, tu hai raccontato un’esperienza mentre oggi si parla solo di fatti, e questo è il dono della comunicazione…….Cordialmente.
Grazie Giuseppe per il tuo contributo. Esperienza, fatti, realtà e fiction, elaborati dal linguaggio, generano sempre un messaggio, che poi alla fine è ciò per cui si lavora, vivendo o inventando…
Caro Emanuele,
sono riuscita a leggere con la dovuta calma il tuo post solo ora e sicuramente mi ritrovo nella sostanza della tua esperienza. La scrittura è un percorso impervio ma molto gratificante quando riesci a farlo con tranquillità, cioè riesci a scrivere senza intoppi né interiori né esteriori e questo non è, almeno per me, sempre possibile; ma quando sono dentro ad una storia, ecco che non riesco a smettere di scrivere fino a quando non l’ho terminata. Rispetto invece alla seconda domanda, ti posso dire che non ho mai usato in modo diretto la mia storia per promuovere i miei libri, però attraverso il blog sì, ci sono sempre o quasi dei riferimenti autobiografici e mi sembra del tutto normale che sia così dato che è uno spazio personale e dinamico oltre che un modo per promuovere i propri scritti.
Ti lascio augurandoti buon compleanno in ritardo! So sorry!
A presto.
Grazie per gli auguri Cinzia!
Scrivere è una droga… ti capisco ;-)
a presto
Emanuele
E molto importante spiegare alla gente cosa e il marketing. Purtroppo si associano al marketing le catene e roba simile. Ma non e cosi.
splendido articolo, mi è piaciuta soprattutto l’introduzione “intimistica” che condivido pienamente. Pur avendo qualche anno in meno, non molti a dire la verità, condiviso pienamente le considerazione relativa alla “normalità” decantata dalle persone.
Ho salvato La lezione di marketing più importante… ScrittoreVincente tra i preferiti!
questa me l’ero persa: bellissima. sia per la narrazione sia per il messaggio che dai a noi sull’essenza dello scambio tra esseri umani.
Perché a una storia coinvolgente nessuno può resistere, quindi torniamo alle nostre riflessioni, fatte anche sul sito di Valerio (Conti); ecco cosa intendo quando dico, senza togliere valore a nessuno, che il tuo dna di marketing è diverso rispetto a chi fa info-marketing puro. e mi fa piacere trovare conferma pratica in questo post.
C’è l’universo dell’ info-marketing. Ci sono codici, linguaggi, prassi, metodi..
E poi ci può essere un carattere diverso, un diverso patrimonio genetico, quello dell’autore di narrativa, di chi è molto più Umanista, nel senso pratico.
Forse è in una posizione diversa. Allora forse, molte formule dell’infomarketing possono e hanno bisogno di essere personalizzate, interpretate. Magari per gioco… a piccoli passi.
Io ci credo.
Per essere pratici, forse anche il cliché del form di aweber, quello classico, o un header, o le formule tipiche di landing page potrebbero evolvere e funzionare in altre forme… un infomarketing più maturo, più auto-ironico, più giocoso, modulato nelle intenzioni e nelle forme…
forse tu stai facendo proprio questo, no?
spero di non essere troppo “sociologico” e teorico.
E’ solo la solita riflessione che faccio a voce alta, qui con te…con voi. Forse stavolta sono riuscito a spiegarmi meglio… :-) grazie sempre per ogni cosa. resta sull’onda
Ciao Walter
ho capito bene cosa intendi… render meno standardizzato e più umano e autentico il web marketing.
Asciugarlo al massimo di tutte quelle formule clonate di proposte di contenuti per invece trasformarlo nella vera proposta dell’autore, in quanto persona con le sue debolezze a la sua forza, descritte in maniera pura e trasparente.
Io apprezzo molto questa tua visione e che cogli nel mio lavoro questo grande sforzo che sto facendo, perseguendo una mia strada personale che pur si basa sui pilastri del web marketing che riassumerei nei due motti più usati dai marketer: “il contenuto è il re” e “il potere è nella lista”.
Per il resto ho ancora moltissima strada da fare, ma ci sto provando, se poi ci sono persone come te al mio fianco, sono sicuro che tutto mi riuscirà più semplice.
Grazie di cuore