Se anche tu pensi che il self publishing NON sia la strada giusta per pubblicare il tuo libro e cercare di scalare le vette editoriali, permettimi di dire che ti stai sbagliando di grosso.
Io non so effettivamente cosa cerchi dopo che hai sudato 75 camicie per scrivere il tuo libro.
Non so se cerchi che ci sia la scritta di un grosso editore stampata sulla copertina.
Io spero che, al di là di questo aspetto di facciata, ciò che cerchi sia il contatto con i lettori.
Per contatto con i lettori intendo: avere la possibilità di raggiungere tanti lettori, ricevere il loro riscontro, fare in modo che facciano esplodere il passaparola delle tue opere che hanno già letto e invogliarli a comprare magari le tue opere future.
Chi aspira a costruire una carriera di scrittore deve partire da queste fondazioni. Secondo me.
Se poi il tuo libro è pubblicato con un grosso editore oppure ti sei autopubblicato ad esempio col Kindle Direct Publishing di Amazon e/o su Narcissus, cosa cambia?
Non cambia nulla!
Dal punto di vista del lettore, se il libro è piacevole e interessante, nulla cambia.
Già li sento col loro fiato sul mio collo… Eccoli! I detrattori e i commentatori inferociti… mi pare di sentirli:
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Twittami pure, va, li voglio proprio sentire questi super professionisti dell’editoria che mi rispondono.
Sondaggio sul supporto nella promozione degli editori (vs self publishing)
Ho fatto un sondaggio rivolto a più di 1.600 autori (un parte significativa di questi ha pubblicato anche con grossi editori) e solo il 7% dei 1600 mi ha scritto che è stato contento del sostegno nella promozione che ha ricevuto dagli editori.
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Solo il 7%.
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Quindi la verità è che in Italia gli editori NON aiutano l’autore a promuovere il libro, a meno che non sia uno dei pochissimi libri dell’anno su cui puntano tutto.
Quindi, se un autore non si promuove da solo, anche se pubblica con Jesus Christ Superstar Editor House, la verità è che venderà meno copie di un marocchino in spiaggia che vende sci.
Facciamola finita con le commedie all’italiana. Se ci sono editori che sono in grado di impegnarsi con una campagna promozionale lunga almeno 6 mesi, si facciano avanti e scrivano pure un commento qua sotto.
Poi sarò io che andrò a intervistare gli autori che hanno pubblicato con loro, per capire cosa hanno fatto gli editori di concreto.
Andrò a indagare anche se hanno fatto campagne efficaci a lungo termine di direct marketing e di brand awareness, ovvero le attività promozionali che oggi vanno fatte (perché funzionano) per veicolare la comunicazione di nuovi contenuti.
Così che si devono chiamare, soprattutto quelli a pagamento, tipografi e non chiamateli editori!
Ci sono però editori che curano l’editing e la formattazione del libro, ma se fai self publishing, puoi affidarti in ogni caso a editor professionisti che ti possono aiutare a tal proposito, se ne hai bisogno (contattami a questa pagina se ti servono alcuni nomi di editor in gamba a buon prezzo).
I grossi editori attingono dal self publishing per pubblicare nuove opere
I grossi editori quando vogliono spingere un libro di un nuovo autore con la promozione (ogni tanto dovranno spingere in tal direzione, perché sennò come fanno i fatturati?), oggi, la gran parte di essi, sai dove pesca questi autori da lanciare?
Verificano gli autori che tramite il self publishing si sono distinti e poi li pubblicano con la loro casa editrice (se l’autore accetta).
Leggono ogni giorno le classifiche di Amazon. Vanno a leggere gli autori ai primi posti che non hanno editore, e poi li contattano.
Infatti, fare self publishing non preclude poi di pubblicare con un grosso editore, anzi oggi il self publishing è la corsia preferenziale per raggiungere gli editori più importanti.
L’esempio più eclatante è ovviamente quello di E.L. James col suo 50 sfumature di un colore qualsiasi, che ha decretato il più fulmineo successo editoriale della storia con 31 milioni di copie vendite in pochi mesi, superando niente di meno che il ciclone editoriale fatto esplodere da Harry Potter.
Esempi di autori italiani di successo col self publishing
Anche la critica letteraria oggi non preclude ai libri autopubblicati di avere riconoscimenti importanti.
A tal proposito, il premio Bancarella del 2013 è andato a Anna Premoli, con il libro “Ti prego, lasciati odiare”. Il romanzo della Premoli è stato pubblicato inizialmente su una piattaforma di self publishing (Narcissus) dal marito dell’autrice. È stato grazie al successo online che la casa editrice Newton Compton ha deciso di pubblicare in una fase successiva l’ebook.
Viola Veloce che con i suoi libri “Omicidi in pausa pranzo”, “Mamme Bailamme” e “Mariti in salsa web”, dopo essere stata bocciata dagli editori tradizionali, si è autopubblicata ottenendo un clamoroso successo.
G. L. Barone con il libro “La cospirazione degli illuminati” è riuscito a fare il salto dal self publishing con Narcissus a Newton e Compton, dopo aver superato su Amazon come self publisher i bestseller degli editori tradizionali.
Giorgio Ponte è partito con l’autopubblicazione con Narcissus del suo ebook “Io sto con Marta” ottenendo grandi risultati (tremila copie in tre mesi) per essere poi ‘prelevato’ da Mondadori che lo ha pubblicato nella sua collana editoriale.
Il self publishing è oggi talmente in crescita che c’è un flusso opposto, ossia autori importanti che hanno pubblicato con grossi editori decidono di pubblicarsi col self publishing (anche perché in questo modo i margini di guadagno per ogni libro venduto col self publishing sono circa 6/7 volte più grandi dell’editoria tradizionale).
Ad esempio Valentina Capecci, scrittrice e nota sceneggiatrice televisiva (I Cesaroni, Il commissario Manara ecc.) col suo ebook “Lui è mio e lo rivoglio” è passata dai grossi editori al self publishing. Lo stesso percorso è stato seguito da Rita Charbonnier con il suo ebook “La strana giornata di Alexandre Dumas”
Francesca Baldacci che ha pubblicato di recente con Sperling e Kupfer il suo “Vacanze da Tiffany”, è partita con il self publishing.
Ti ho riportato questi esempi per dirti come può avvenire il passaggio da self publisher al grosso editore. Ma non credo proprio sia questo un passaggio obbligatorio da compiere.
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Infatti, se ottieni successo come self publisher – e se allo stesso tempo riesci a sviluppare una piattaforma promozionale che sia efficace (scopri qui come fare) – continuare ad autopubblicarsi può essere davvero una grande opportunità, anche economica.
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Lilia Carlotta Lorenzo con il suo “Cappotto della macellaia” (12.000 copie vendute) ha scalato le classifiche di Amazon e ha di recente pubblicato ancora col Kindle Direct Publishing di Amazon il suo nuovo romanzo “Sorelle del Male”.
Carlo Taglia, per giorni in testa alla Top 100 di Amazon con il suo Vagamondo invece di editori non ne vuole sapere perché ritiene fondamentale il vantaggio che l’autopubblicazione offre dal punto di vista del controllo del testo. Anche Federica Bernardini vanta una esperienza simile a Carlo Taglia.
Giulio Cavalli noto attore, autore e personalità politica, già forte di esperienze editoriali di successo, col suo “Last but not least”, ha scelto Narcissus per autopubblicare gli ultimi due suoi libri, nonostante non avrebbe avuto problemi a trovare case editrici altisonanti.
Luca Panzarella grazie ai suoi libri autopubblicati sulle tematiche del lavoro indipendente è riuscito successivamente a crearci un business importante, nel quale “vende” le sue conoscenze in vari modi e a clienti che molto probabilmente sono stati prima suoi lettori (ascolta l’intervista a Luca Panzarella su Italian Indie).
Francesco Grandis, in arte Wondering Will, dopo aver venduto più di 10.000 copie del suo libro ha deciso di affidare i diritti della sua nuova opera a un grosso editore (ascolta l’intervista a Francesco Grandis su Italian Indie).
Armando Elle ha venduto più di 30.000 copie (!) dei suoi libri autopubblicati per migliorare la memoria pubblicati in diverse lingue, creandosi una rendita passiva che lo rende molto felice :-).
Bonaventura Di Bello ha anche lui una rendita passiva molto importante derivante dagli incassi dei suoi libri in self publishing e ha dichiarato che il suo obiettivo è quello di diventare il primo italiano – il primo forse al mondo – a pubblicare 100 libri in self publishing (ascolta l’intervista a Bonaventura Di Bello fatta da Giulio Gaudiano).
Questi sono alcuni dei casi che ho raccolto, ce ne sono ovviamente molti altri.
Inserisci come commento sotto gli altri casi che tu conosci.
E’ chiaro che non voglio con questo articolo attaccare a spada tratta gli editori.
Io credo che pubblicare con un editore che si prenda cura completamente di un libro, dalla sua redazione alla promozione, è doveroso oltre che è un privilegio per l’autore.
Ma i 1600 autori che ho intervistato mi hanno descritto una realtà inconfutabile e che non si può ignorare.
Quindi?
Scrivi pure un commento sotto per esprimere il tuo parere sul self publishing!