Come gia’ e’ accaduto con ‘Apologia del piano B’, anche questo nuovo libro che sto scrivendo sta generando sin da subito dei punti interrogativi. Molto costruttivo e’ stato per me il confronto che ho avuto in questi giorni con un noto scrittore italiano (vi svelero’ a breve di chi si tratta, iscrivetevi alla newsletter!) in relazione ai contenuti e alla forma adottati per lanciare il ‘Metodo Properzi’ con questi iniziali post settimanali pubblicati sul mio Blog.
Premetto che, per sviluppare il progetto associato al ‘Metodo Properzi’, ho contattato diversi scrittori italiani di successo che, dal mio punto di vista, oltre che per la qualita’ dei testi che hanno scritto, si sono distinti per l’ottima capacita’ che hanno avuto di autopromuovere le proprie opere. A ognuno di loro ho formulato 13 domande. Non le solite domande, ma quesiti legati principalmente al tema della promozione del libro e alla loro esperienza personale in merito a tale attivita’ posteriore alla pubblicazione (che in taluni casi e’ anche precedente alla pubblicazione, come vedrai ad esempio con i lanci di libri tramite internet).
E’ chiaro che molti scrittori che sono riusciti a emergere grazie al loro talento, anche dopo aver trovato numerose porte sbattute in faccia, sostengono a ragione che la promozione non e’ un elemento cosi’ essenziale per il successo di un libro. Tuttavia sono sicuro che il talento e’ piu’ diffuso di quanto immaginiamo e che i piu’ dotati scrittori italiani probabilmente hanno scritto dei libri letti solo da loro stessi. Sto facendo queste considerazioni forse provocatorie deformato dalla mia formazione culturale. Essendo un ingegnere tendo talvolta a ridurre le questioni in forma esclusivamente numerica.
Se dovessimo fare una statistica e conteggiare:
– quante persone ci sono in Italia che hanno scritto un libro (gruppo A)
– quante del gruppo A sono in grado si scrivere ‘buoni libri’ (gruppo B)
– quante del gruppo B hanno pubblicato il proprio buon libro con una casa editrice (gruppo C)
– quante del gruppo C hanno venduto piu’ di 1000 copie (gruppo D)
nell’ambito di tale valutazione spannometrica, ditemi se non sono un folle a sostenere che sia verosimile il seguente scenario misuristico:
– gruppo A = circa 1 milione di persone
– gruppo B = circa 1 su 100 del gruppo A, cioe’ 10000 persone
– gruppo C = circa il 30% del gruppo B, ovvero 3000 persone
– gruppo D = circa il 3% del gruppo C, ovvero 90 scrittori (a questo punto le persone sono diventate scrittori, in quanto in grado di scrivere buoni libri e venderli con buoni numeri)
E’ ovvio che uno scrittore (elemento del gruppo D) puo’ sostenere che se si lotta vigorosamente usando come armi i propri buoni libri, si riesce prima o poi a sfondare. Tuttavia per sfondare sappiamo cosa serve e cosa a volte non basta. Cio’ significa che e’ probabile che nei rimanenti 2910 elementi del gruppo C ci siano persone che non sono riuscite a sfondare anche se ce l’hanno messa tutta nella scrittura di un buon libro e nella ricerca di un valido editore.
E cosa possiamo dire delle altre 9910 persone che hanno scritto comunque dei ‘buoni libri’?
E’ molto probabile (e’ la matematica che lo dice) che all’interno di queste 9910 persone ci siano i piu’ grandi scrittori italiani, i piu’ talentuosi, quelli che sono in grado di produrre decine di pagine che ti incollano alle parole e ti smuovono dentro le budella come nemmeno la vita sa fare. E’ altamente probabile che sia cosi’: e’ la scienza dei numeri che lo sostiene.
E quindi a volte ci penso e mi verrebbe un gran voglia di andarli a scovare questi talenti. Mi verrebbe voglia di leggere quei libri che se li ordini ti viene il dubbio fondato se ti arrivano a casa o meno, o se ti arrivano e’ passato cosi’ tanto tempo che ti sei scordato titolo, trama e autore. Pero’ e’ un rischio che per pigrizia non corro mai, e’ una ricerca che non me la sento di affrontare. Ecco, se proprio la sera prima di coricarmi devo leggere un libro, e’ per me inesorabile che quel libro sia un classico. Questa e’ la mia scelta, ma come me credo che siano in molti a perseguirla. Se uno scrittore non e’ conosciuto, non ha fatto quindi promozione usando un metodo idoneo, non e’ arrivato a te magari anche con una forma di comunicazione diretta, il suo libro e’ destinato inesorabilmente a marcire nei magazzini delle case editrice. Anche se e’, come e’ statisticamente probabile che sia, l’autore piu’ grande di tutti.
Tornando ai punti interrogativi suscitati dal Metodo Properzi (ai quali mi riferivo all’inizio del presente post) questi sono essenzialmente due:
1) un autore che scrive un libro che spiega a uno scrittore come autopromuoversi, e poi da’ il suo nome al metodo promozionale stesso, commette lo stesso errore che nasce dal male che dilaga nell’editoria italiana e del quale il libro ‘Metodo Properzi’ non ne e’ la guarigione bensi’ l’ennesima rappresentazione patologica: l’ego di chi scrive, cosi’ grande, cosi’ irrefrenabile.
2) sembrerebbe (leggendo il post 3 ad esempio) che il Metodo Properzi sia a favore dell’editoria a pagamento
PRIMO PUNTO INTERROGATIVO
Ammetto che e’ con grande difficolta’ (e a volte anche con esiti disastrosi) che riesco a trattenere il mio ego. Tuttavia, proprio senza nascondere niente, e’ solo per questioni di marketing che sto muovendomi in questa direzione. Ovviamente voglio che il mio prodotto giunga al maggior numero di persone possibili: per raggiungere questo obiettivo ho studiato e fatto dei corsi appositi. Nelle tecniche di copywritng (non c’entra niente col copyright) viene spiegato che uno degli elementi fondamentali per creare un testo su internet (ad esempio un e-book da vendere) e’ la specificita’ elevata del titolo o della breve introduzione al prodotto. Coloro che sono generici su internet non creeranno mai business di successo, perche’ le persone non vedono dal vivo e non toccano il prodotto sul web, quindi il prodotto va descritto nei dettagli e vanno dati degli elementi specifici per identificarlo inizialmente. Fai una prova, vai su IBS.it e vedi quanti libri ci sono che si chiamano ‘Come promuovere…’oppure ‘Come pubblicare…’ oppure ‘Come vendere…’ e cosi’ via dicendo. Per libri di questo tipo, i titoli sono tutti pressoche’ confondibili gli uni con gli altri. Siccome ho intenzione che il mio libro non si confonda con il resto, allora, seguendo i consigli appresi nei corsi di marketing, l’ho reso specifico in modo coerente, ovvero identificandolo con l’autore. Si chiamera’ quindi ‘Metodo Properzi’
SECONDO PUNTO INTERROGATIVO
Nel post 3 ho definito come situazione ottimale quella in cui un autore e’ in grado di trovarsi una casa editrice senza pagare, che gli garantisce i diritti dell’opera, la distribuisce massivamente e la promuove in modo incisivo. Quindi e’ questa la realta’ che auspico a tutti gli aspiranti scrittori e che secondo me va perseguita con determinazione se si ritiene di aver creato un buon libro. Tuttavia sappiamo che nelle ipotetiche 3000 persone del gruppo C precedentemente descritto, anche se hanno scritto dei buoni libri, la maggior parte di queste hanno pubblicato con editori a pagamento. Il Metodo Properzi si rivolge quindi a tutti gli elementi del gruppo C.
(home photo by ING communications on Flickr)
L’ego è sicuramente uno dei motori che muovono lo scrittore.
Questo però deve essere affiancato all’impulso naturale di incastrarsi nel mondo da te inventato. Se questo non c’è, si riamane esclusivamente degli egocentrici.
Aspetto con ansia e trepidazione qualche altro consiglio. Ciao ed alla prossima puntata del “Metodo Properzi”.
http://recensionilibrifilm.blogspot.com/
l’ego sicuramente spinge a scrivere… il narcisismo invece il più delle volte causa danni incredibili, specialmente agli esordienti: aver pubblicato qualcosa – sono solita ripetere a coloro che mi inviano i loro lavori per sottoporli a recensione – non significa necessariamente essere scrittori!
saluti
Ditemi quanto vi drogate e di cosa così mi unisco a voi.Scrittori ci si nasce non ci si diventa.Scrittore è colui che scrive per diletto E BASTA.Poi se riesce a prendere due piccioni con una fava meglio.
Voi forse intendavate dire qual’è la differenza tra buoni scrittori,pessimi scrittori e scrittori di successo,allora si che ha senso.
ciao Sdruffa, grazie per il tuo contributo. Cosa scrivi? hai un link?
grazie